«Donne Chiesa Mondo», revista mensual cultural editada en el Vaticano y que se distribuye en distintos países con una notable independencia editorial hasta que el nuevo director de «L’Osservatore Romano», Andrea Monda, el pasado mes de diciembre, anunció que en enero que pensaba tomar el control total de la publicación.
La reconocida historiadora, escritora y periodista italiana estudiosa del concepto feminista -Lucetta Scaraffia- puso en circulación en 2012 esa revista cultural mensual auspiciada con determinación por Benedicto XVI para solucionar la llamativa falta de una complementaria visión femenina en el centenario diario del Vaticano.
La directora de Mujeres, Iglesia, Mundo y su redacción han escrito una Carta al Papa para explicar sus motivos. Algo que también detallarán en el próximo editorial de la publicación, que ya ha sido adelantado. Denuncian que su línea editorial “no ha encontrado el apoyo de la nueva dirección de L’Osservatore Romano” -hubo un brusco cese del anterior director el pasado diciembre- y que “se ha vuelto a la selección de mujeres de arriba, a la elección de colaboradores que aseguran obediencia y a renunciar a cualquier posibilidad de abrir un verdadero diálogo, libre y valiente”.
Las periodistas renunciadas explican en su Carta al Papa Francisco que tiran la toalla porque se sienten rodeadas de “un clima de desconfianza y deslegitimación progresiva, desde una mirada sin estima y crédito para continuar la colaboración”. “Con el cierre de Donne Chiesa Mondo termina se rompe, por primera vez, una experiencia nueva y excepcional para la Iglesia: un grupo de mujeres, que se han organizado de forma autónoma, que han votado entre ellas la incorporación de nuevas colaboradoras, que han podido trabajar en el corazón del Vaticano y de la comunicación de la Santa Sede con inteligencia y corazón libres, gracias al consentimiento y apoyo de dos papas”.
En la misiva ya en manos del Papa Francisco, que se publicará dentro de unos días en el número de abril, Lucetta Scaraffia anuncia en nombre de todo el equipo que «después de siete años, ya no se dan las condiciones para continuar» pues no cuentan con «el apoyo del nuevo director de L’Osservatore Romano, Andrea Monda, que apunta más bien a debilitar» el conocido y polémico suplemento mensual vaticano.
Con palabras sinceras y desde el corazón, Lucetta Scaraffia afirma que «tiramos la toalla porque nos sentimos rodeadas de un clima de desconfianza y deslegitimación», y porque los nuevos dirigentes «están volviendo a la práctica de seleccionar mujeres que aseguren obediencia. Están volviendo a la autorreferencialidad clerical y renunciando a la valentía que el Papa Francisco pide con tanta frecuencia».
El propio director de L’Osservatore Romano, Andrea Monda, ha contestado hoy a la dimisión del equipo y niega que el suplemento vaya a dejar de publicarse. “En estos pocos meses, desde que he sido nombrado director, he garantizado para Scaraffia y para el equipo editorial de mujeres, la misma autonomía y la misma libertad que han caracterizado la revista mensual desde que nació, absteniéndome de interferir de cualquier manera en la creación del suplemento mensual del periódico”. Monda ha negado cualquier tipo de injerencia al tiempo que ha señalado que el suplemento femenino del diario de la Santa Sede no se interrumpe” y va a continuar “sin ningún tipo de clericalismo”.
Agencias en Roma – Europa Press – Reflexión y Liberación
* Carta de Lucceta Scaraffia al Papa Francisco *
Caro papa Francesco,
con grande dispiacere Le comunichiamo che sospendiamo la nostra collaborazione a “donne chiesa mondo”, il mensile dell’Osservatore Romano da noi fondato, del quale Benedetto XVI ha permesso la nascita proprio sette anni fa e che Lei ha sempre incoraggiato e sostenuto.
Gettiamo la spugna perché ci sentiamo circondate da un clima di sfiducia e di delegittimazione progressiva, da uno sguardo in cui non avvertiamo stima e credito per continuare la nostra collaborazione. Con la chiusura di “donne chiesa mondo” si conclude, o meglio si spezza, un’esperienza nuova ed eccezionale per la Chiesa: per la prima volta un gruppo di donne, che si sono organizzate autonomamente e che hanno votato al loro interno le cariche e l’ingresso di nuove redattrici, ha potuto lavorare nel cuore del Vaticano e della comunicazione della Santa Sede, con intelligenza e cuore liberi, grazie al consenso e all’appoggio di due papi.
La nostra iniziativa, come saprà, ha avuto e ha un successo non comune, con un’edizione cartacea in spagnolo pubblicata in spagnolo da “Vida Nueva”, una più recente in francese con “La Vie” e un’edizione in inglese diffusa in rete.
In questi sette anni il nostro obiettivo di dare voce alle donne che, come Chiesa, lavorano nella Chiesa e per la Chiesa, aprendosi a un dialogo con le donne di altre religioni, si è realizzato e ha coinvolto migliaia di laiche e di consacrate, confrontandosi di continuo con il pensiero e con la visione di laici, di consacrati, di presbiteri, di vescovi.
I temi affrontati sono stati tanti: dalle scoperte scientifiche alla presenza politica; dalla rilettura arricchita dalle acquisizioni della storia più recente di sante dottori della Chiesa, come Teresa d’Avila e di Ildegarda di Bingen, al diritto canonico; dalle speciali qualità femminili emerse nell’annuncio del Vangelo e nelle azioni di pacificazione nel mondo alle richieste delle consacrate nella Chiesa di oggi.
In ogni numero è stato dato spazio alla meditazione dei testi evangelici, a cura delle sorelle della comunità monastica di Bose, e all’esegesi biblica da parte di studiose anche non cattoliche. Da questo secondo filone sono nati tre libri sulle donne dell’Antico Testamento, su quelle dei vangeli e su quelle di san Paolo, curati da Nuria Calduch Benages e pubblicati anche in spagnolo.
La nostra redazione, che si è riunita annualmente per un ritiro spirituale di tre giorni presso il monastero di Bose, ha lavorato come laboratorio intellettuale e interiore, attenta ad ascoltare e ad accogliere quanto le lettrici segnalavano come luogo fecondo e come realtà di ricerca, convinte come Lei che la realtà è superiore alle ideologie, per aprire nuove strade di dialogo. E siamo state pronte a percorrere cammini anche inesplorati. Particolarmente ricco e interessante è stato l’approfondimento del rapporto con le donne musulmane, che è stato accompagnato dalla riscoperta di una fitta presenza femminile nell’antica tradizione islamica, oggi quasi ignorata.
Ci siamo sentite spesso come minatori che scoprivano filoni metalliferi preziosi e li portavano alla luce e alla conoscenza di tutti: una vera ricchezza umana e universale, e in questo senso “cattolica”.
Certo, fra le molte lettere che abbiamo ricevuto dalle lettrici, fra cui numerose consacrate, sono emersi anche casi e vissuti dolorosi che ci hanno riempite di indignazione e di sofferenza. Come ben sa, non siamo state noi a parlare per prime, come forse avremmo dovuto, delle gravi denunce dello sfruttamento al quale numerose donne consacrate sono state e sono sottoposte (sia nel servizio subordinato sia nell’abuso sessuale) ma lo abbiamo raccontato dopo che i fatti erano emersi, anche grazie a molti media. Non abbiamo più potuto tacere: sarebbe stata ferita in modo grave la fiducia che tante donne avevano riposto in noi.
Ora ci sembra che un’iniziativa vitale sia ridotta al silenzio e che si ritorni all’antiquato e arido costume della scelta dall’alto, sotto il diretto controllo maschile, di donne ritenute affidabili. Si scarta in questo modo un lavoro positivo e un inizio di rapporto franco e sincero, un’occasione di parresia, per tornare all’autoreferenzialità clericale. Proprio quando questa strada viene denunciata da Lei come infeconda.
Santo Padre, a Lei e al Suo predecessore dobbiamo la gratitudine per questi sette anni di lavoro appassionato che – ne siamo sicure – ha contribuito, se pure in piccola parte, a dare coscienza, pensiero e anima femminili alla Chiesa nel mondo: perché davvero, come si legge nella Sua esortazione apostolica Evangelii gaudium (104) le donne “pongono alla Chiesa domande profonde che la sfidano e che non si possono facilmente eludere”.
21 marzo 2019
Lucetta Scaraffia