Próxima elección de obispos
(Jorge Costadoat, SJ).-
A estas alturas es más que probable que dentro de muy poco Juan Barros dejará de ser obispo de Osorno. Los osorninos habrán podido representar a muchos católicos chilenos que piensan que ningún obispo debiera serles impuesto. Esta situación, podrá volver a ser posible en casos similares y aunque no deseable nos deja muchas lecciones.
En este momento en que los obispos chilenos se aprontan a encontrarse con el Papa Francisco, para reflexionar en conjunto los hechos y establecer un plan de acción, surgen dos preguntas. Una es por la idoneidad de quienes serán nombrados obispos en reemplazo de los que eventualmente dejarán el cargo. Estos pueden llegar a ser nueve en un plazo relativamente breve. Preocupa quiénes llegarán a serlo. ¿Qué obispos nuevos podrán echarse sobre los hombros el peso de la masiva desconfianza de los fieles en sus autoridades? Estas, precisamente, han perdido autoridad. Hoy no basta la investidura. El común de los bautizados es mucho más crítico. Espera que los sacerdotes den cuenta de sus dichos y de sus actos.
A efectos de elegir a los nuevos obispos, convendría elaborar un perfil de los candidatos de acuerdo a la realidad en la que se está. A mi parecer, las personas podrían tener al menos estas tres características. Han de ser sujetos con una capacidad de conectarse emocional y culturalmente con todas las generaciones. Esta empatía no tiene por qué ser mera simpatía, sino aptitud para entender por dentro a la gente de esta época y su cultura, y compadecerse con los más diversos sufrimientos humanos. Por lo mismo, segunda característica, se requiere sujetos con una sólida formación como para tener una visión amplia que permita usar la enseñanza tradicional de la Iglesia para ayudar a las personas y no para oprimirlas con ella. Estas dos características se requieren conjuntamente. No puede ser que los obispos se perciban como alejados del sentir y del pensar de los católicos. La tercera característica necesaria será la credibilidad. Los obispos deben ser fiables. Si a los católicos no les son confiables, en las actuales circunstancias de crisis de “fe”, carecerán de un requisito indispensable. La fe en el cristianismo se transmite por testimonio de personas que acreditan que Dios, que nunca falla, les ha cambiado la vida. La empatía y la formación intelectual, en el caso de las autoridades eclesiásticas, cumplen su función cuando estas tienen algo que enseñar porque lo han aprendido de una experiencia del amor y del perdón de Dios.
La segunda pregunta de suma importancia en el presente y para el futuro, es quién elegirá a los obispos y cómo se hará dicha elección. En la actualidad la hacen los papas. Si Francisco hubiera escuchado a los obispos chilenos, en vez de oír a quienes lo desinformaron, la situación de Barros no habría llegado a mayores. Pero, independientemente de este grueso error del Papa, el problema es la legislación eclesiástica que concede un poder casi absoluto a los pontífices. El caso es que Francisco, en estos momentos, carece de la institucionalidad adecuada para informarse acerca de unas nueve personas que podrán ser obispo. Si en el nombramiento de Barros las presiones para mantenerlo y para bajarlo han sido enormes, la elección de los próximos nombres podría ser caótica.
Podría ser caótica porque el proceso de información necesario para nombrar los nuevos obispos no da abasto. ¿En quién confiará el Papa para nombrar a los nuevos obispos? El actual nuncio tiene enorme responsabilidad en la situación creada. Es de esperar que Scapolo no intervenga en nada. Los obispos chilenos, en gran medida inocentes del “caso Barros”, también se encuentran desacreditados. ¿Le creerá Francisco a unos y no a otros? ¿Quién es quién? El Papa puede resolver el problema “a la personal”, con lo cual arriesga reincidir en la práctica que ha generado esta crisis.
Esto me hace pensar en la posibilidad de que Francisco nombre a una persona de suma confianza –como hizo con Scicluna- que monte un mecanismo ad hoc para reunir la información necesaria y para que ayude a evaluarla. En muchas instituciones existen comités de búsqueda que cumplen esta función. Conozco los mecanismos de la Universidad Católica y de la Universidad Alberto Hurtado. Funcionan muy bien. La máxima autoridad de la universidad realiza la nominación de los rectores después de haber oído a todos los estamentos y haber reunido todo tipo de antecedentes. ¿No tendrán nada que decir en la elección de los próximos nuevos obispos chilenos los sacerdotes, los religiosos y las religiosas, los laicos y las laicas? Los jóvenes, ¿no pudieran ayudar a forjar el perfil de obispo que se necesita?
Nullus invitis detur episcopus, sostenía el Papa Celestino, es decir “que no haya ningún obispo impuesto”. Tal vez el “caso chileno” abra las puertas a una iglesia más democrática. La actual se asfixia por escasa participación de sus integrantes.
Jorge Costadoat, S.J. – Teólogo
A questo punto è più che probabile che Juan Barros non sarà più vescovo di Osorno di qui a poco. Gli abitanti della città di Osorno, gli osornini come vengono chiamati, rappresentano con il loro rifiuto i molti cattolici cileni che pensano che nessun vescovo dovrebbe essere imposto. Questa circostanza potrebbe riproporsi in casi simili ma, anche se non auspicabile, ci ha insegnato molto.
In questo momento in cui i vescovi cileni si preparano ad incontrarsi con Papa Francesco per riflettere insieme a lui sui fatti e stabilire un piano d’azione, sorgono due domande. Una sull’idoneità di coloro che saranno nominati vescovi in sostituzione di quelli che eventualmente lasceranno l’incarico. Potrebbero essere nove in un arco di tempo relativamente breve. Preoccupa pensare in chi potrebbero essere. Quali nuovi vescovi si potranno caricare sulle spalle il peso della vasta e profonda diffidenza dei fedeli nella loro autorità? Proprio essa, l’autorità, è quello che hanno perso. Oggi non basta l’investitura. La comunione dei battezzati è molto più critica, aspetta che i sacerdoti rendano conto di quello che dicono e fanno.
Per scegliere i nuovi vescovi converrebbe elaborare un profilo dei candidati tenendo conto della realtà in cui ci troviamo. A mio parere dovrebbero possedere almeno queste tre caratteristiche. Devono essere soggetti capaci di connettersi emozionalmente e culturalmente con tutte le generazioni. Quest’empatia non dev’essere una mera simpatia, ma una predisposizione a capire dal di dentro la gente di quest’epoca e la sua cultura, e a condividere e ad avere compassione di tutte le diverse forme di sofferenza umana. Per questo, seconda caratteristica, si richiedono individui con una solida formazione che consenta loro di avere una visione amplia che permetta di usare l’insegnamento tradizionale della Chiesa per aiutare le persone e non per opprimerle.
Queste due caratteristiche devono coesistere assieme nella stessa persona e nello stesso momento. Non c’è più posto per vescovi distanti dal sentire e pensare dei cattolici.
La terza qualità necessaria sarà la credibilità. I vescovi devono essere affidabili. Se i cattolici non si fidano di loro nelle attuali circostanze di crisi di “fede”, mancheranno di un requisito indispensabile. Nel cristianesimo la fede si trasmette con la testimonianza di persone che attestano che Dio, che non fallisce mai, ha cambiato loro la vita. L’empatia e la formazione intellettuale, nel caso delle autorità ecclesiastiche, raggiungono i loro scopi quando la persona ha qualcosa da insegnare perchè lo ha imparato dall’esperienza dell’amore e del perdono di Dio.
La seconda domanda di somma importanza per il presente e per il futuro è su chi sceglierà i vescovi e come lo farà. Oggi come oggi sono i papi che operano la scelta.
Se Francesco avesse ascoltato i vescovi cileni, invece di ascoltare quelli che lo hanno disinformato, la situazione di Barros non sarebbe arrivata a questo punto. Indipendentemente da questo grande errore del Papa, però, il problema è la legislazione ecclesiastica che concede un potere quasi assoluto ai pontefici. Il fatto è che Francesco, in questi momenti, manca della istituzionalità necessaria ad informarsi circa nuovi candidati che potrebbero essere vescovi. Se nel caso della nomina di Barros le pressioni per mantenerlo al suo posto o per toglierlo sono state enormi, la scelta dei candidati a succedergli potrebbe essere caotica. Caotica perchè il processo di informazione necessario per nominare i nuovi vescovi non ottiene i risultati sperati. In chi può confidare il Papa per nominare i nuovi vescovi? L’attuale nunzio ha responsabilità enormi nella situazione che si è creata. C’è da sperare che Scapolo non intervenga in nulla. Anche i vescovi cileni, in gran parte estranei al “caso Barros”, si trovano screditati. Francesco crederà ad alcuni di loro e ad altri no? A chi crederà e a chi no? Il Papa potrebbe risolvere il problema “in modo personale”, ma così facendo rischia di ricadere nella pratica che ha generato questa crisi.
Tutto ciò mi fa pensare alla possibilità che Francesco nomini una persona di grande fiducia –come ha fatto con Scicluna- che appronti un meccanismo ad hoc per riunire le informazioni necessarie e che lo aiuti a valutarle. In molte istituzioni esistono comitati di ricerca che compiono questa funzione. Conosco i meccanismi dell’Università Cattolica e dell’Università “Alberto Hurtado”. Funzionano molto bene. La più alta autorità dell’università realizza la nomina dei rettori dopo aver ascoltato tutte le versioni e aver riunito ogni genere di antecedenti.
Non hanno niente da dire sulla scelta dei nuovi vescovi cileni i sacerdoti, i religiosi e le religiose, i laici e le laiche? I giovani, non potrebbero aiutare a definire il profilo di vescovo di cui c’è bisogno?
Nullus invitis detur episcopus, sosteneva Papa Celestino, ovvero “che non ci sia nessun vescovo imposto”. Magari il “caso cileno” apre le porte a una chiesa più democratica, mentre quella odierna soffoca a causa della scarsa partecipazione dei suoi membri.
*Teologo gesuita. Professore della Facoltà di Teologia della Pontificia Universidad Católica de Chile. Direttore del Centro Teologico Manuel Larraín